Cogli il fascino del Monte Conero: respira i profumi dei suoi boschi tra Ginestre, Lavanda, Mirto; medìta nel silenzio dei suoi luoghi sacri.
Tocca l’arte, la storia, la cultura,
l’archeologia i musei delle nostre
città: Numana, Sirolo, Osimo,
Recanati, Offagna, Ancona ed i
Castelli. Perditi tra i dedali delle grotte sotterranee di Camerano ed Osimo.
Fermati nei luoghi della Spiritualità di Loreto, Osimo ed Ancona. Ricorda le note della poesia di Recanati e della musica di Castelfidardo.
Avventurati nella grandiosità delle grotte di Frasassi. Gioca nel meraviglioso campo del Conero Golf di Sirolo. Fatti trasportare - dalle onde e dal vento - in barca a vela wind surf, canoa… per le baie di Portonovo, Sirolo e Numana. Trotta a cavallo, arrampicati a piedi ed esplora in mountain bike i sentieri del Conero ed i percorsi ciclabili del Territorio.
Partecipa agli spettacoli e alle ricche manifestazioni della zona. Gusta i vini, i prodotti, la gastronomia del territorio lungo le strade del Rosso Conero. Immergiti nell’affascinante mondo sub.
Vieni ad emozionarti... A tutto il resto pensiamo noi...
La cucina della Riviera del Conero è generalmente semplice, non eccessivamente ricca di grassi e di spezie. E’ una cucina così detta povera che lascia alle vivande il loro sapore. E’ influenzata, sulla composizione dei menù, dal variare delle stagioni e dai prodotti che ricava dalla sua buona terra e dal suo mare generoso.
Eccelle nei piatti di pesce e di
carne, di paste e di verdure.
E’ insomma una cucina al plurale
come “le Marche”.
Tanta la varietà di piatti di pesce
favorita dalla pescosità del mare ( è
necessario sottolineare che le Marche
è tra le regioni con le marinerie
più grandi d’Italia).
La saraghina a “scotta dito”, la
frittata di papalina, le gustosissime
sogliole fritte o impanate, ben
oliate cotte ai ferri con trito di prezzemolo,
le orate all’anconitana, vera
leccornia dalla superba salsetta; i
pauri (grossi granchi) lessati e conditi
con olio e pochissimo limone,
i moscioli alla marinara, le saporite
pannocchie, i polpi e le seppie
cotte in mille modi, le crocette, i
bombarelli e le raguse in porchetta
non rappresentano che una parte di
piatti di pesce che costituiscono il
vanto della cucina del territorio.
Una nota a sé stante meritano
sia lo stoccafisso che il brodetto,
sulle quali storie, cultura e ricette
si sono fondate tre Accademie
che ne diffondono conoscenza
e tradizione, promuovendo con
puntualità e rigore manifestazioni,
competizioni ed eventi, tutti dedicati
alla diffusione di questi antichi,
preziosi e gustosi piatti, umettati da
preziosi oli extravergini d’oliva da
cultivar monovarietali delle nostre
campagne.
Per il brodetto vanno famosi molti
centri del litorale marchigiano.
Il “brodetto marchigiano” non è,
in realtà, un’unica entità culinaria,
perché lo si cucina in svariate declinazioni
( è un piatto con almeno
7 tipi di pesce).
Vi sono i codificati
come quelli all’anconitana ed altri
prodotti più a sud che prendono il
nome di Portorecanati e Sanbenedetto
e c’è quello a nord tipico di
Fano, ma ogni cittadina rivierasca
vanta poi con orgoglio le proprie
diverse tradizionali ricette: anzi,
possiamo dire che in ogni rione e
trattoria c’è un profumo diverso e…
anche questo è pluralismo.
Tutti si caratterizzano per la grande
varietà di pesce sapientemente
accostato ma diversamente trattato
per il piacere del palato.
Per quanto riguarda lo stoccafisso
all’anconitana sulla priorità e sulla
autenticità della sua ricetta la cui
storia parte dal 1431 sono stati
versati fiumi di inchiostro; quello
che è certo è che si tratta, con le
patate o senza, con il latte o senza,
di un piatto da un gusto forte,
particolare, che ha sempre goduto
e… seguita a godere del favore dei
buongustai.
Ad Ancona, i moscioli sono le cozze o mitili (Mytilus galloprovincialis), “selvaggi”; quelli cioè che si riproducono naturalmente e vivono attaccati agli scogli sommersi della costa del Conero. La presenza di moscioli in questi mari è testimoniata in maniera precisa già dall’inizio del Novecento; la pesca, però, era molto limitata e le colonie di molluschi erano concentrate sullo scoglio del Trave e su pochi altri scogli e secche tra Pietralacroce e Sirolo. I pescatori amano mangiarli appena pescati, fragranti per il profumo delle alghe e del mare, aperti su una lastra posata sul fuoco, senza alcun condimento, oppure alla marinara: aperti in pentola con aglio, prezzemolo, olio, vino bianco, pepe ed una leggera spruzzata finale di limone. Ormai da tempo i pescatori del Presidio Slow Food hanno lavorato molto sul mosciolo selvatico di Portonovo, in modo che sia garantita la provenienza dei molluschi dalle zone di pesca previste e la tracciabilità lungo tutta la filiera; è un prodotto stagionale la cui pesca va da aprile ad ottobre. Non possiamo esimerci di parlare delle straordinarie raguse in porchetta (murex brandaris o trunculus) cotte a lungo nel suo untuoso intingolo ricco di conserva, aglio vestito e finocchio selvatico e raro esempio di piatto marino perfettamente abbinabile ai giovani Rossi Conero.
Che dire della bontà dei prodotti quali verdure ottime, alcune delle quali
altrove poco conosciute come: i roscani conditi con olio e aceto, il cui
gusto viene arricchito dalla presenza della mentuccia e dell’aglio, i pincicarelli:
famosi nell’anconetano, quasi sconosciuti altrove, di cui si mangiano
i sostegni carnosi delle infiorescenze. Da farsi lessi o fritti o in umido. La
denominazione di questo ortaggio è dovuta al fatto che esso si presenta
spinoso e quindi pungente. In dialetto pungere si dice “pincicare” o “puncicare”.
E che dire dei paccasassi e dei grugni?
Il saporito calvofiore, i broccoli strascinati, la fragrante misticanza, il cece
condito con olio di oliva di frantoio aglio e rosmarino, le cicerchie, i fagioli
accompagnati con salsiccia e con cotica fresca di maiale sono tra le verdure
ed i legumi che entrano nella abituale dieta delle provincia di Ancona.
La polenta, consumata dai commensali intorno alla spianatora condita con
sugo di salsicce e costarelle di maiale, le pingiarelle fatti con la pasta per
il pane, sono gnocchetti che si condiscono con unto di lardo, le lasagne
incassettate e gli storici Vincisgrassi, i cannelloni ripieni di carne, i calcioni,
la pasta pelosa, gli spaghetti con i moscioli, con le vongole o con i bombarelli (lumachine), i paccheri allo scoglio, le zuppe di verdure o di legumi
con base di lardo soffritto, le pastasciutte con il sugo finto, i boccolotti al
sugo di oca sono fra i primi piatti maggiormente in uso nel ricettario del
territorio.
Le eccellenze della cucina della Riviera del Conero non si esauriscono in
quella cosiddetta di mare o nei primi piatti, ma continua attraverso i prodotti
della campagna, siano esse saporose verdure o varietà di carni sane e
genuine ( allevate nelle campagne e nelle colline della regione).
Carni gustosissime sia di ovini, bovini, suini, di coniglio e di pollo.
La cucina, da noi, va affrontata senza prefabbricati programmi di scelta per
non togliere il piacere della sorpresa, non tanto per la elaborazione delle
ricette, ma per la maestria con cui le stesse vengono preparate.
Vasta è la scelta dei piatti tipici in materia di secondi , tra i più apprezzati:.
Il pollo ed il coniglio in potacchio o in porchetta, il manzo brasato alla
marchigiana, i ciarimboli alla griglia o in teglia (budella di maiale salate
ed essiccate con peperoncino, semi di finocchio e altre erbe aromatiche,
ottimi, caldi fra due fette, di pane), il saporito agnello cotto in un tripudio
di aromi tra cui primeggia l’aglio e il rosmarino, le gustosissime spuntature
(budella di vitello da latte che non deve aver mangiato l’erba nemmeno
una volta; arrostite e aromatizzate con il pepe), l’appetitosa porchetta e la
saporita trippa alla canapina.
Quanto ai dolci: per tutte le occasioni e per ogni stagione!
Insomma, la ricchezza di questo territorio trova il suo concentrato nell’eccellenza
della cucina, da condividere e abbinare ai suoi pregiati vini.
Non è soltanto il toponimo della bella montagna che si tuffa nel lido Adriano (Adriatico) ma è la nuova denominazione dal 2004 del vino rosso riserva DOCG; quella di base, la DOC Rosso Conero verrà riconosciuta molto prima, nel 1967. Il disciplinare prevede un’uvaggio di montepulciano all’85% ed il restante 15% con sangiovese, ma gran parte dei produttori preferiscono evitare il blending. Il montepulciano, vitigno di montagna per eccellenza, basti vedere le sue origini teramane e aquilane, è radicato in loco ormai da secoli.
Dà quindi origine a quello che nei tempi passati chiamavano in dialetto locale “el Vì roscio de Ancona”, decantato anche dal naturalista Bacci e dagli antichi monaci benedettini dell’eremo di San Pietro al monte. La location viticola è quindi ideale per questo potente vitigno per così dire maschio e nel tempo, con le esperienze, i tanti investimenti delle piccole e grandi cantine e il know how di sapienti tecnici ha dato origine a questa quintessenza enologica conosciuta ed apprezzata oggi in tutto il mondo. Il suo meraviglioso fruttato di amarena passita, di spezie e balsamico nella riserva lo distingue immediatamente tra il panorama vinicolo nazionale. Cinquemilioni di anni fa Il Conero era un’isola adriatica montuosa, non un vulcano come da vecchia falsa leggenda popolare. Una imponente spinta tettonica della faglia euro-asiatica sollevò il territorio marchigiano e non solo, vomitando le acque marine che lambivano l’appennino verso l’attuale sede. L’isola quindi divenne un tutt’uno con le terre emerse e rimase una montagna marina.
La ristorazione della Riviera produce da sempre ottima cucina di mare e quindi un unico vino rosso non poteva rendere giustizia agli abbinamenti con le specialità ittiche. Sono stati riesumati vecchi vitigni autoctoni come la malvasia, l’incrocio Bruni 54, ibrido tra Verdicchio e Sauvignon nato negli anni 30 nel pesarese dal prof. Bruno Bruni, ma anche il reinpianto di alcuni vitigni internazionali come chardonnay e sauvignon e …da questi sono nati i nuovi fragranti bianchi del Conero. Freschi, fruttati amabilmente medio aromatici condividono oggi una completa produzione con il grande fratello rosso, i delicati rosati da questo ottenuti e gli eleganti spumanti metodo Martinotti e Classico. Ma non finisce qui: dalle vecchie uve di moscato bianco nascono deliziosi vini da dessert e come una ciliegina sulla torta il visciolato, sposo diletto delle torte ai frutti di bosco e crostate alle ciliegie e peccaminoso amante su quelle al cioccolato chiude la lista. Mai ci saremmo aspettati tanto.
Produrre in una sola montagna conposta da terreni argillo calcareia e accarezzata dal respiro del mare una completa gamma enologica che magnifica la nostra superba cucina di mare e di terra e… non per niente le Marche sono pluraliste.